Sigaro cubano o sigaro toscano? Scopriamoli insieme
Fumare un sigaro è come innamorarsi…
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Le origini
Il sigaro Toscano nacque nella Manifattura tabacchi di Firenze quasi per caso, nel 1815. Lasciata ad essiccare all’aperto, una partita di tabacco venne bagnata da un acquazzone estivo. Vista la grande quantità di tabacco, per evitarne lo spreco si decise di destinarla alla produzione di sigari più economici.
Fu subito un gran successo, in quanto l’azione di fermentazione differente dovuta all’acqua, diede al tabacco un gusto del tutto nuovo e particolare. Nacque così la leggenda del sigaro Toscano.
Le origini del sigaro cubano, invece furono diverse. Noti anche come Habanos, la loro produzione iniziò a Cuba fin dal XVIII secolo con il dominio spagnolo. Tra i marchi di Habanos, Cohiba fu senza dubbio il più importante. Creato il marchio nel 1966 esclusivamente per Fidel Castro, diventò ben presto il simbolo della Rivoluzione, oggi invece è sinonimo di lusso.
La leggenda narra che la guardia del corpo personale di Fidel Castro, commissionò ad un torcedores di fiducia, la fabbricazione di un prodotto particolare, dalla forma molto snella ed affusolata. Dopo averne provato uno per puro capriccio, Castro se ne innamorò subito dell’aroma sprigionato divenendo così il suo preferito.
I cohiba infatti, durante quegli anni, non erano destinati alla vendita bensì venivano distribuiti in modo selettivo come regali ai diplomatici e ai dignitari, capi di stato, o chiunque altro fosse ritenuto degno di una tale splendida fumata.
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Il tabacco
Il termine cohiba koh-hee-bah, deriva dall’antico termine indiano per indicare il tabacco. Quello utilizzato per i sigari cubani è il tabacco cubano chiamato anche habano. Celebre per la sua forte intensità, viene coltivato solo in alcune parti dell’isola di Cuba. I sigari cubani sono fatti a mano e generalmente con tabacco chiaro o medio, che viene poi invecchiato per diversi anni per ottenere un sapore pieno e maturo. Infatti, i cubani sono prodotti utilizzando esclusivamente tabacco habano.
La particolarità del Toscano, invece, deriva dalla prevalente presenza di tabacco Kentucky italiano e di una miscela di livelli fogliari di rapida fermentazione che lo rende unico. La maggior parte dei sigari toscani sono fatti con tabacco scuro, e spesso prodotti utilizzando una miscela di tabacco italiano e brasiliano.
Diversamente dai tabacchi caraibici, il Kentucky è un tabacco ricco di oli e resine, con una combustione meno rapida. Ne consegue che molti consigli che generalmente vengono dati ai fumatori di caraibici non valgono per i fumatori di toscani.
Anche la produzione è differente: la maggior parte dei produttori toscani utilizza un processo di fermentazione rapida e a secco chiamato foglia battuta, con una stagionatura di media durata che rende i sigari ancora più robusti, mentre per quelli cubani si utilizza una tecnica di fermentazione umida. La lavorazione del tabacco è diversa per i due prodotti.
I sigari cubani, generalmente fatti a mano e in modo tradizionale utilizzando solo le foglie migliori del tabacco. I sigari toscani, invece, sono spesso fatti a macchina e senza fascia, e il tabacco non viene avvolto in una foglia esterna.
Aroma, gusto e conservazione
Con il loro gusto dolce e morbido e con note di caffè e cioccolato, i cohiba sono famosi in tutto il mondo per la loro alta qualità e il loro aroma inconfondibile. Il Toscano, noto per il gusto forte e deciso spesso descritto come terroso o legnoso. Gli aromi e i profumi liberati durante l’atto di fumare sono pieni, corposi, sapidi e tipici di questo sigaro.
Esistono delle eccezioni, il Toscano Garibaldi, per esempio, essendo prodotto con foglie ad alto tasso zuccherino, produce aromi e sapori dolci, gentili e vigorosi, adeguati ai fumatori occasionali.
Per una corretta conservazione dei sigari noi di IP riteniamo che l’umidità sia il primo parametro da dover controllare, più ricco è il tabacco impiegato, minore dovrà essere l’umidità relativa di conservazione. Un primo passo è quello di evitare di lasciarli fuori “all’aria aperta” e consigliamo di conservarli in un posto al riparo dalla luce, fresco e asciutto. Diverse analisi hanno dimostrato che la percentuale di umidità relativa della confezione dei sigari deve restare tra il 65% ed il 72%. Questo perché un sigaro con un’umidità al di sotto del 50% tenderà a seccarsi più in fretta, perdendo i suoi oli essenziali che gli conferiscono l’aroma. Questo significa che le due tipologie di sigari, per essere conservati nel modo corretto, necessitano di un’umidità diversa e non dovrebbero essere conservati nella stessa cantinetta.
Per quanto riguarda i toscani, per esempio si consiglia di mantenere il tasso di umidità tra il 50% e il 60%. Per questo motivo, alcuni sigari vengono confezionati per la loro commercializzazione con un tubo in alluminio e al suo interno viene inserito un foglio sottile di cedro, questo per mantenere più costante possibile il livello di umidità dello stesso. La temperatura deve rimanere costante tra i 16 ed i 20 gradi centigradi per mantenere inalterate le caratteristiche organolettiche del prodotto.
Le nostre cantinette sono studiate per accogliere questi prodotti molto delicati offrendo la possibilità di mantenere un corretto livello di temperatura e di umidità.
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Cosa bere durante una fumata lenta
Se sei un appassionato di sigari, potresti chiederti quale sia la bevanda perfetta da abbinare al tuo sigaro. I grandi distillati aiutano ad esaltarne le caratteristiche. Dai whisky ai cognac, passando per i rum e i vini, ma anche da tè e caffè particolari, esiste una vasta scelta di bevande che si sposano alla perfezione con i sigari. Spesso accompagnati al cioccolato fondente o ai frutti rossi, in molti pub vengono serviti “affumicando” i bicchieri prima di versarne il rum o il whisky.
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Un mestiere che parte dalle donne
Le sigaraie ebbero un’importanza decisiva per la realizzazione del sigaro italiano, spesso trasmesso di madre in figlia. Per diventare sigaraie erano necessari mesi di formazione, e solo dopo questo periodo una sigaraia poteva confezionare un sigaro con le proprie mani.
In Italia infatti, l’introduzione dei primi asili nido all’interno di una fabbrica furono introdotti grazie proprio alle sigaraie.
I torcedores invece amavano lavorare ascoltando la lettura di libri da parte di un persona chiamata apposta e pagato dagli stessi lavoratori. Per esempio, si narra che il Montecristo debba il suo nome al fatto che il romanzo fosse una delle letture maggiormente gradite dagli operai.
Curiosità
Agli inizi del Novecento, in Italia, al fine di favorirne la commercializzazione si pensò di dimezzarli per favorirne la vendita ad un prezzo più basso. Tale pratica si trasformò in breve tempo in una nuova moda, ovvero la possibilità di fumare in compagnia di un amico, tanto da conferirgli il soprannome di sigaro dell’amicizia.
Il logo di Cohiba raffigura un volto di profilo, i cui tratti somatici dell’etnia indigena che popolava l’isola di Cuba prima delle invasioni degli spagnoli.
Winston Churchill fumava i Romeo y Julieta, e credeva che il fumo lo aiutasse ad affrontare le sfide scoraggianti della sua vita personale e politica.
I sigari cubani sono generalmente più costosi dei sigari toscani, ciò è dovuto al fatto che sono prodotti in quantità limitate. I sigari toscani, d’altra parte, sono più accessibili dal punto di vista economico, ma sono un prodotto di qualità.